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Una casa non ho

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E c’era un albero
e tra i rami un nido
ed in quel nido
talvolta un tal frastuono
che io scordavo del pensier l'affanno.


E c'era un bel giardino intorno,
oltre la soglia del vento tra le tende,
il glicine i ranuncoli al cancello

e il gelsomino e il suono d'una voce

che giungeva anche se di rado
a redimere da parole scivolate,
discordi da un sentire assai gentile.


E c'era una mano sulla sfera,

la lampada famosa d'Aladino,

artefice d'uno spirito che era afflato

ed era gioia ed era vita e spinta

nel proseguir il cammino periglioso

ed irto verso l'agognata meta.


Non corpo non ombra ma presenza,

nel nulla il tutto ed un connubio di mutua appartenenza…

E c'era un nome,  una favola moderna,

che m'accompagna ora nei prati dell'infanzia

tra viole e margherite ed aquiloni

che sfidano gli angeli ed i gabbiani.

 

Un nome che era solo mio

e non toccava l'altrui terra

né solcava mari e cieli.

Era il tuo nome… che era anche il mio.


 

  

 

 Dedalus - 07/03/2020 20:37:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Incandescente lo spirito che anima questa lirica e con forza preme contro le barriere del metro e della lingua. Un incipit che narra d’un giardino e di un nido dove tutto era favola "ed era gioia ed era vita e spinta/nel proseguir il cammino periglioso.../E c’era un nome, una favola moderna" ed ora sembra tutto svanito. La lirica è forse una caduta abissale verso un ignoto lido? Viene spontaneo chiederselo, ma sicuramente è solo un momento o una riflessione, ed in ogni caso dà luogo ed ispirazione ad una lirica di tutto rispetto. Molto bella.

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